Katy Perry - 143
Katy Perry è tornata con il suo sesto album in studio, “143”, un progetto che prometteva di riportarla ai vertici del pop mondiale. Pubblicato il 20 settembre 2024, l’album è un mix di sonorità dance-pop e collaborazioni interessanti, ma riesce davvero a colpire nel segno?
L’album si apre con “Woman’s World”, un inno potente che celebra la forza femminile. Segue “Gimme Gimme”, un brano energico in collaborazione con 21 Savage, che però non riesce a lasciare un’impronta duratura. “Gorgeous”, con Kim Petras, è un pezzo orecchiabile ma che sembra riproporre formule già viste.
Tra i momenti più interessanti troviamo “Nirvana”, una traccia che riesce a catturare l’attenzione con il suo sound avvolgente, e “Artificial”, dove la collaborazione con JID aggiunge un tocco di freschezza. Tuttavia, brani come “I’m His, He’s Mine” con Doechii e “Crush” non riescono a distinguersi, risultando piuttosto anonimi.
La produzione dell’album, affidata in parte a Dr. Luke, ha suscitato non poche polemiche. Tuttavia, il vero problema di “143” è la sua incapacità di rispecchiare lo spirito del tempo. Le sonorità sembrano ancorate al passato, senza riuscire a innovare o a proporre qualcosa di veramente nuovo.
La seconda parte dell’album offre qualche spunto interessante. “Wonder”, che chiude il disco, è una traccia emotiva con un cameo della figlia di Katy, Daisy, che aggiunge un tocco personale e intimo. “All the Love” e “Truth” esplorano le diverse sfaccettature dell’amore, ma mancano di quella carica emotiva che ci si aspetterebbe da una popstar del calibro di Katy Perry.
In conclusione, “143” non è un brutto album, ma non riesce a riportare Katy Perry nell’élite del pop contemporaneo. È un lavoro che si lascia ascoltare, ma che difficilmente lascerà un segno indelebile nella carriera della popstar californiana.
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