Damiano David - Funny little Fears

Il 2025 segna una svolta nella carriera di Damiano David. Con Funny Little Fears, l’iconico frontman dei Måneskin si spoglia degli abiti da rockstar e si presenta in una forma nuova, più personale, intima e sorprendentemente vulnerabile. Non è un disco che alza la voce: è un album che ascolta, osserva, si interroga. Questa non è la continuazione di un percorso, ma l’apertura di una nuova strada. E il primo segno evidente è l’identità sonora: elegante, rarefatta, riflessiva. Funny Little Fears si muove tra atmosfere alternative-pop, suggestioni elettroniche e venature indie, con un’estetica sonora minimalista ma curatissima. Non c’è nulla di superfluo, ogni suono ha il suo respiro, ogni scelta stilistica racconta una ricerca di equilibrio e autenticità. Damiano non cerca più di stupire: cerca di comunicare. E lo fa con una scrittura che abbandona i simboli forti e le pose provocatorie per addentrarsi in un territorio più sottile e complesso: quello della fragilità emotiva, dell’identità, delle piccole ansie quotidiane che ci definiscono molto più di quanto vorremmo ammettere. Il titolo stesso – Funny Little Fears – suona come una carezza ironica alle insicurezze, un abbraccio a quelle paure che, seppur “piccole”, ci accompagnano come presenze costanti. La voce di Damiano si adatta perfettamente a questo nuovo contesto: più matura, controllata, ma anche più esposta. Qui non urla, sussurra. Non guida, accompagna. Il suo canto abbandona ogni compiacimento per diventare uno strumento narrativo, che accoglie il dubbio, la nostalgia, la disillusione. Dal punto di vista produttivo, l’album è una prova di finezza. Le sonorità sono stratificate ma mai ridondanti, frutto di un lavoro di cesello più che di impatto. La produzione – elegante ma mai fredda – permette all’ascoltatore di entrare in punta di piedi in un mondo fatto di chiaroscuri, silenzi pieni di significato e atmosfere sospese. In definitiva, Funny Little Fears è un’opera di transizione e di rivelazione. Un album che dimostra come Damiano David non sia solo un performer, ma un artista in grado di mettersi in discussione, di rallentare, di guardarsi dentro. Un disco che non cerca di piacere a tutti, ma che parla a chi ha voglia di ascoltare davvero. È la dimostrazione che la maturità artistica non si misura con l’età, ma con il coraggio di cambiare pelle. E Damiano lo fa con grazia, profondità e una sorprendente sincerità.

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